Mobilità verde, l’Ue spinge: 600 milioni per ricariche, porti e aeroporti. L’Italia in prima linea

La Commissione finanzia 70 iniziative per elettrificare la rete TEN-T. Per l’Italia, interventi su Fiumicino, Ancona e le ricariche rapide
18 Novembre 2025
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Colonnina di ricarica auto elettrica

La Commissione europea, attraverso Cinea (l’Agenzia esecutiva europea per il clima, le infrastrutture e l’ambiente), ha assegnato oltre 600 milioni di euro a 70 progetti per decarbonizzare il trasporto su strada, mare, vie interne e aria. Nel pacchetto entrano 1.000 nuovi punti di ricarica elettrica a 150 kW, 2.000 punti per mezzi pesanti a 350 kW, 586 punti da 1 MW, 38 stazioni a idrogeno, la elettrificazione di 16 aeroporti e interventi in 24 porti europei. Dentro questo perimetro, l’Italia ottiene tre progetti finanziati direttamente: Fiumicino, Ancona e un programma nazionale di ricarica rapida promosso da ElectrIP. Sono iniziative che incidono sui nodi che gestiscono buona parte del traffico italiano, sia aereo sia marittimo, e su tratti strategici della rete stradale.

Per il commissario europeo per i Trasporti e il Turismo, Apostolos Tzitzikostas, “Questi investimenti rafforzeranno la nostra competitività e renderanno la transizione verso una mobilità a zero emissioni più semplice e accessibile per tutti i cittadini”.

Parole misurate, ma che delineano una scelta netta: la rete TEN-T deve essere attrezzata per sostenere la transizione, non inseguirla. E in Italia questo passaggio arriva in un momento in cui la domanda di ricariche veloci cresce più rapidamente dell’offerta e il dibattito sull’idrogeno, nei trasporti pesanti, è ancora in una fase interlocutoria.

Una rete europea sotto pressione

Il pacchetto della Commissione evidenzia un cambio di ritmo. Bruxelles non si limita più a finanziare impianti pilota: punta a dare continuità geografica e potenza alle infrastrutture, imponendo standard che dovranno essere rispettati da tutti gli Stati membri. Per l’Italia, dove i corridoi TEN-T rappresentano le dorsali reali del traffico — Scandinavo-Mediterraneo, Baltico-Adriatico, Mediterraneo — il tema non è più se aderire alla transizione, ma come farlo senza perdere efficienza logistica.

La Commissione specifica che sono previsti oltre 1.000 nuovi punti di ricarica da 150 kW dedicati alle auto e 2.000 punti da 350 kW per mezzi pesanti, oltre a 586 punti a potenza 1 MW. Numeri che definiscono un’infrastruttura pensata per gestire flussi importanti, non una nicchia di mercato. Nel medio periodo, l’effetto sarà una riduzione dei tempi di ricarica, un aumento della disponibilità nelle aree meno servite e una maggiore affidabilità lungo le tratte di lunga percorrenza.

All’interno del pacchetto, 38 stazioni a idrogeno rafforzeranno gli assi dedicati ai camion, settore che nei prossimi anni diventerà il banco di prova della decarbonizzazione. La Commissione ribadisce che l’idrogeno rinnovabile dovrà essere disponibile in tutte le principali direttrici, con una distanza massima tra una stazione e l’altra fissata dai regolamenti europei. Per l’Italia, il segnale è chiaro: i nodi logistici del Nord e i collegamenti con porti e retroporti dovranno adeguarsi in tempi rapidi.

Il pacchetto interessa anche il trasporto aereo: 16 aeroporti elettrificheranno i servizi di terra. È un passaggio quasi invisibile ai passeggeri, ma fondamentale per ridurre le emissioni legate agli spostamenti interni agli scali. Il riferimento diretto all’AFIR e ai regolamenti ReFuelEU e FuelEU Maritime indica che l’impianto normativo è già definito: gli Stati hanno margini ridotti per rinviare gli investimenti.

In questa cornice, l’Italia rischia di pagare più di altri un eventuale ritardo. La quota di trasporto merci su gomma supera il 60%, la densità del traffico autostradale è tra le più alte d’Europa e l’esposizione delle città a NOx e PM10 è cronica, soprattutto in Pianura Padana. È anche per questo che gli investimenti europei non rappresentano soltanto un programma industriale: si inseriscono in un quadro ambientale che richiede interventi immediati e misurabili.

Il salto tecnologico di Fiumicino e Ancona

I due progetti più consistenti approvati in Italia riguardano Fiumicino e Ancona, e intervengono su funzioni operative che incidono direttamente sull’efficienza degli scali.

Aeroporti di Roma riceverà 7,32 milioni di euro (1,02 milioni di cofinanziamento) per installare 211 infrastrutture elettriche dedicate alle operazioni di terra. L’obiettivo è permettere la ricarica dei mezzi impiegati nelle attività di handling passeggeri e merci, con un adeguamento delle due sottostazioni elettriche dell’area airside. Senza un potenziamento della rete interna, l’elettrificazione delle operazioni sarebbe impossibile: i picchi di assorbimento generati da una flotta completamente elettrica richiedono capacità di rete elevate e costanti.

Il secondo intervento riguarda il porto di Ancona, dove Frittelli Maritime Group realizzerà un sistema che combina OPS, strutture di ricarica e un sistema di accumulo SSE, alimentato da un impianto fotovoltaico da 2,5 MW. Il contributo europeo è di 4,82 milioni di euro (con 1,44 milioni nazionali). Navi e traghetti ormeggiati potranno ricevere energia da terra, riducendo l’uso dei generatori diesel di bordo.

Questa tecnologia è una delle priorità indicate dalla Commissione: 24 porti europei riceveranno finanziamenti per elettrificare le banchine e introdurre sistemi a metanolo e ammoniaca. Per l’Italia, significa la possibilità di modernizzare scali che oggi contribuiscono in modo rilevante all’inquinamento urbano. Ancona diventa così un laboratorio rilevante: un porto di medie dimensioni che sperimenta soluzioni avanzate, combinando produzione rinnovabile e distribuzione locale.

L’espansione delle ricariche ad alta potenza

Il terzo progetto finanziato in Italia è il programma X-Pand GEN, presentato da ElectrIP Italy, che prevede 56 punti di ricarica in località strategiche. Il finanziamento arriva tramite unit contribution pari a 2,12 milioni di euro. Il progetto include 3 pool per veicoli leggeri (6 punti) e 5 pool per mezzi pesanti (50 punti). È un’iniziativa nazionale che interviene su due criticità: la mancanza di ricariche ultra-fast nelle aree interne e l’assenza quasi totale di piazzole dedicate ai camion elettrici.

L’aumento delle colonnine non è una semplice questione di numeri. La distribuzione è decisiva. Oggi alcune aree autostradali sono già soggette a saturazione nelle ore di punta. Se le nuove installazioni saranno collocate lungo le tratte corrette, la rete riuscirà a sostenere la crescita dei veicoli elettrici senza creare colli di bottiglia.

Per i mezzi pesanti, l’esigenza è ancora più evidente: necessitano di ricariche ad alta potenza e di aree dedicate, con accessi sicuri e spazi adeguati. Senza infrastrutture affidabili, le aziende non possono programmare l’ingresso in flotta dei nuovi modelli elettrici. I fondi europei, introducendo economie di scala, permettono di superare questa incertezza.

La Commissione prevede inoltre 586 punti di ricarica da 1 MW, dedicati ai veicoli di ultima generazione. La presenza di una rete europea di questo livello cambia il quadro competitivo per le imprese italiane di trasporto internazionale.

Le località italiane coinvolte non sono ancora pubbliche, ma la logica segue i corridoi TEN-T: arterie ad alto traffico, zone industriali e raccordi con i porti. È probabile che il Nord sarà maggiormente interessato — Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna — insieme a tratti strategici del Centro e del Sud.

La direttrice industriale è chiara anche nelle parole della direttrice di Cinea, Paloma Aba Garrote, che ha dichiarato: “Questo importante sostegno dell’Ue alle organizzazioni pubbliche e private accelererà la transizione del settore dei trasporti verso un futuro sostenibile. Con questi nuovi progetti, dal 2021 sono stati assegnati oltre 2,5 miliardi di euro di finanziamenti europei a iniziative sui carburanti alternativi attraverso l’AFIF. Ciò dimostra l’ambizione dell’UE di rendere la mobilità a zero emissioni una realtà quotidiana”.

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