Thailandia, da paradiso a discarica: rifiuti elettronici venti volte superiori in dieci anni

La situazione della Thailandia è peggiorata da quando la Cina, principale importatore, ha vietato l’ingresso di questi e-waste
28 Giugno 2025
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La Thailandia sta affrontando un’invasione crescente di rifiuti elettronici importati illegalmente, trasformandosi in una “discarica internazionale” a seguito del divieto di importazione imposto dalla Cina nel 2018.

Questo problema, “crescente in Thailandia”, ha portato a un aumento di venti volte maggiore delle tonnellate di e-waste – i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche – che affluiscono nel Paese nell’ultimo decennio, raggiungendo le 60.000 tonnellate annuali.

La situazione è così critica che una task force ministeriale, guidata da Thitipas Choddaechachainun, sta intensificando le irruzioni settimanali in siti abusivi. In un esempio lampante, riportato in un reportage della Bbc, un enorme magazzino nella Thailandia orientale è stato scoperto colmo di cumuli di rottami metallici, circuiti stampati e vecchie tastiere di computer, smaltiti senza la necessaria licenza.

Questi siti, spesso sorti in zone rurali, rappresentano la punta dell’iceberg di un traffico globale che sta inquinando il suolo e minacciando la salute della popolazione

Thailandia meta dei rifiuti elettronici

La Thailandia è diventata meta di rifiuti elettronici da quando la Cina, principale importatore, ha vietato l’ingresso di questi e-waste. Il Paese ha introdotto a sua volta un proprio divieto di importazione nel 2020, ma pare che il problema sia solo andato peggiorando.

La quantità di rifiuti elettronici che affluiscono nel Paese è aumentata di venti volte nell’ultimo decennio, passando da circa 3.000 tonnellate all’anno prima del divieto cinese alle 60.000 attuali (dati dell’organizzazione ambientalista Earth Thailand).

Secondo un reportage condotto dalla Bbc, gran parte di questi rifiuti provengono dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, dove il consumo pro capite di elettrodomestici come frigoriferi e lavatrici è elevato. Sebbene la maggior arte degli Stati occidentali disponga di leggi che impediscono lo smaltimento di rifiuti elettronici in altri Paesi, esistono modi per aggirarle. Uno di questi è etichettare questa merce come “apparecchi elettronici di seconda mano destinati alla rivendita” per poi essere smontati o fusi. Tale fusione rilascia mercurio, piombo e fumi tossici nell’ambiente. Ma produce anche rame, metalli e minerali preziosi per milioni di dollari.

“La Thailandia non ottiene nulla da queste aziende”, ha dichiarato il ministro dell’industria thailandese Akanat Promphan alla Bbc a Bangkok, sostenendo che a ricavarne guadagno è l’esportazione in Cina. “L’economia di questo servizio non genera valore, distrugge l’ambiente, rappresenta una minaccia e mette a repentaglio i mezzi di sussistenza delle persone. Ecco perché ho creato una task force speciale per intraprendere una repressione totale di queste attività”.

I danni dello smaltimento illecito di e-waste

Ogni anno nel mondo vengono prodotte oltre 60 milioni di tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici, il doppio rispetto a 15 anni fa. L’Onu prevede che questa cifra aumenterà di oltre il 30% entro la fine del decennio. Meno di un quarto di questa plastica viene raccolta e riciclata in modo responsabile, ma il tasso di riciclo non riesce a tenere il passo con la quantità di quella che produciamo.

Diversi Paesi – soprattutto in Europa – hanno adottato normative per responsabilizzare i produttori di dispositivi elettronici nel ritiro e nello smaltimento dei prodotti a fine vita. L’Unione europea ha introdotto la Direttiva Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), che impone ai produttori l’obbligo di finanziare e organizzare la raccolta, il trattamento e il riciclo dei dispositivi elettronici. I produttori devono registrarsi nei registri nazionali, fornire report periodici e garantire che i consumatori possano restituire gratuitamente i dispositivi usati.

Fuori dall’Europa, anche Paesi come Giappone e Corea del Sud hanno leggi simili, sebbene con approcci diversi. E ora anche la Thailandia sta pianificando di seguire l’esempio con una propria legge.

“Spero che questa nuova legge venga promulgata il prima possibile, magari verso la fine di quest’anno, o forse all’inizio dell’anno prossimo”, ha spiegato Promphan alla Bbc. “Sono pienamente impegnato ad agire con tutte le mie forze contro queste attività illegali e a sradicarle completamente”.

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