Nel cuore degli abissi oceanici, dove la luce solare non arriva e la pressione è estrema, tre nuove specie di ragni marini del genere Sericosura stanno riscrivendo le regole della sopravvivenza.
Questi minuscoli aracnidi, lunghi appena un centimetro, non solo si nutrono in modo del tutto inedito, ma potrebbero anche contribuire a ridurre la quantità di metano che raggiunge l’atmosfera terrestre, con implicazioni significative per la sostenibilità ambientale.
La scoperta
La ricerca è stata condotta da un team dell’Occidental College di Los Angeles, guidato dalla professoressa Shana Goffredi, esperta in biologia marina e simbiosi. L’indagine è iniziata nel 2021, quando Goffredi è stata incaricata di studiare la biodiversità nei pressi di camini vulcanici sottomarini che rilasciano metano, al largo delle coste della California meridionale e dell’Alaska.
Dopo anni di esplorazioni e raccolta di campioni, il team ha identificato tre nuove specie di ragni marini, i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Pnas.
Una simbiosi che trasforma il metano in nutrimento
Questi ragni non cacciano, ma “coltivano” batteri sul proprio esoscheletro. I microbi, specializzati nella chemosintesi, trasformano il metano e l’ossigeno in zuccheri e grassi. I ragni, a loro volta, si nutrono sfiorando la propria superficie, in un comportamento mai osservato prima in questa categoria di animali.
È una strategia nutrizionale che li rende simili a piccoli agricoltori subacquei, capaci di trasformare un gas serra in energia vitale.
Implicazioni ecologiche e potenziale per la sostenibilità
Il metano è uno dei gas serra più potenti, e la sua fuoriuscita dagli oceani rappresenta una minaccia per il clima globale. La simbiosi tra i ragni Sericosura e i loro batteri potrebbe contribuire a “intrappolare” il metano prima che raggiunga l’atmosfera. Secondo Goffredi, comprendere questi meccanismi è fondamentale per una gestione sostenibile degli oceani e potrebbe persino ispirare soluzioni biotecnologiche per la depurazione delle acque.
Un ecosistema fragile da proteggere
Le nuove specie sono altamente localizzate e vivono in habitat estremamente specifici. La loro scoperta sottolinea quanto poco conosciamo delle profondità marine e quanto sia urgente proteggerle da minacce come l’estrazione mineraria.
“Le profondità marine sono fondamentali per la regolazione del clima e la produzione di ossigeno”, ha affermato Goffredi. “Non possiamo sperare di utilizzare gli oceani in modo sostenibile se non li comprendiamo a fondo”.