Cresce la tensione sull’approvazione del decreto sicurezza in materia di canapa. “Il Parlamento rimuova il divieto di coltivazione della canapa industriale dall’articolo 18 del Decreto”. Questo l’appello della Cia-Agricoltori italiani ieri in conferenza stampa con l’onorevole Stefano Vaccari.
Tra docenti di diritto agrario e costituzionale e esponenti della filiera produttiva della Canapa Sativa, la Confederazione degli agricoltori ha ribadito il proprio punto di vista: “Si tratta di un provvedimento punitivo che cancellerebbe di fatto tutto il comparto del fiore di canapa industriale, che impiega oltre 23mila occupati e conta un volume d’affari che si aggira sui due miliardi”.
L’articolo 18 del Decreto sicurezza, anche noto come “Decreto sicurezza bis”, introduce disposizioni sulla regolamentazione della canapa. Il nodo che crea polemica è la limitazione dell’uso delle infiorescenze, anche se derivanti da varietà legali. Questo ha generato reazioni contrastanti: da un lato maggior sicurezza e controlli, dall’altro un ostacolo al comparto industriale.
Il Decreto sicurezza
Composto da 34 articoli, il decreto prevede disposizioni riguardanti:
- Tutele maggiori per la polizia e i militari in servizio.
- Maggiori sanzioni per le proteste e i blocchi stradali.
- L’introduzione del reato di rivolta all’interno di un carcere, che colpirà tutti coloro che promuovono, organizzano, dirigono o partecipano a una rivolta che coinvolge tre o più persone.
- Per acquistare una sim telefonica, un migrante dovrà presentare un documento d’identità, non più il permesso di soggiorno come previsto dal ddl in precedenza.
- Sanzioni più dure per chi protesta contro le grandi opere.
- Maggiori tutele per i servizi segreti.
- Revoca fino a dieci anni della cittadinanza.
- Aggravante se un reato è commesso in una stazione.
- Reato di occupazione abusiva di immobili.
- Reato di truffa per gli anziani.
- Maggiori limitazioni alla produzione di Canapa.
Il decreto, come si legge al suo interno, vieta “la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l’invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze della canapa coltivata anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti o costituiti da tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli oli da esse derivati”.
Canapa e sostenibilità
La coltivazione della canapa contribuisce agli obiettivi del Green Deal europeo. Come spiegati dalla Commissione europea, sono diversi i vantaggi ambientali:
- Stoccaggio dell’anidride carbonica: un ettaro di canapa è in grado di assorbire da 9 a 15 tonnellate di Co2.
- Se utilizzata nella rotazione delle colture, la canapa è in grado di rompere il ciclo delle malattie: la sua rapida crescita e capacità di ombreggiatura impedisce la comparsa di piante infestanti.
- Prevenzione dell‘erosione del suolo e riduzione della disidratazione. La canapa copre il terreno già tre settimane dopo il germogliamento.
- Biodiversità: il ciclo di fioritura avviene solitamente tra luglio e settembre, in coincidenza con una mancanza di produzione di polline proveniente da altre colture. La canapa produce grandi quantità di polline. Fornisce inoltre rifugio agli uccelli e i suoi semi sono un alimento per gli animali.
- Minore o nessun uso di pesticidi: la canapa non è soggetta a molti parassiti a causa della presenza di predatori naturali, il che significa che nella maggior parte dei casi è possibile evitare l’uso di pesticidi, erbicidi e fungicidi.
Secondo i dati più recenti forniti dalla Commissione, negli ultimi anni la superficie destinata alla coltivazione della canapa tessile nell’Ue è aumentata notevolmente, passando da 20.540 ettari nel 2015 a 33.020 ettari nel 2022. Nello stesso periodo la produzione di canapa è passata da 97 130 tonnellate a 179.020 tonnellate. La Francia è il maggiore produttore, con oltre il 60% della produzione europea, seguita dalla Germania (17%) e dai Paesi Bassi (5%).
Produzione della canapa in Italia
Dal 2013 al 2020 circa si è assistito a una crescita esponenziale della coltivazione di canapa in Italia. Secondo dati presentati da Coldiretti, si è trattato di un vero e proprio “boom” che ha visto decuplicare in cinque anni la coltivazione degli ettari da 400 a 4.000. La canapa oggi in Italia viene coltivata principalmente per i suoi usi industriali. Le varietà registrate nel catalogo dell’Unione europea sono oltre 70. Quella con scarsi livelli di Thc (il principale principio psicoattivo della cannabis) secondo le disposizioni della Politica Agricola Comune non è utilizzata per produrre stupefacenti.
Il parlamento ha 60 giorni di tempo per convertire in legge il decreto ed è proprio ai deputati che si è rivolto il comparto e la filiera produttiva. Il problema? “Che la coltivazione del fiore di canapa con basso livello di Thc ha portato molti giovani imprenditori ad avvicinarsi al mondo dell’agricoltura con prodotti di eccellenza, che al 60% sono esportati nei mercati esteri. Il settore ha, inoltre, favorito figure professionali innovative e altamente specializzate: esperti di nutrienti, genetisti, selezionatori di semi per lo sviluppo varietale, specialisti dell’irrigazione, nonché del ‘nursing’, in grado di garantire standardizzazione e replicabilità delle varietà selezionate mantenendo un basso livello di Thc, come previsto dalle normative”.
Per Cia, questi imprenditori “meritano di essere ascoltati dal Governo anche attraverso la convocazione del tavolo istituzionale di filiera presso il ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste per favorire un confronto con tutte le associazioni di settore, a partire da quelle che rappresentano gli agricoltori, in modo da garantire una regolamentazione che sia ragionevole e in linea con le normative europee e gli interessi economici del Paese”.