Taiwan, i panda gemelli tornano a Pechino: è guerra con il Giappone

Erano stati dati nel 1972 in segno di pace, ora la Cina se li riprende per la questione Taiwan
22 Dicembre 2025
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Panda cina giappone archivio canva
Panda, immagine d'archivio (Canva)

Per la prima volta dal 1972, il Giappone si prepara a vivere un’era senza panda. Quello che per mezzo secolo è stato il termometro dei rapporti tra Tokyo e Pechino è oggi il simbolo di un gelo diplomatico che non accenna a sciogliersi. Con il rimpatrio in Cina dei gemelli Lei Lei e Xiao Xiao, nati allo zoo di Ueno nel 2021, cala il sipario su una stagione di cooperazione che era iniziata oltre cinquant’anni fa come un dono di pace e finisce oggi come uno strumento di pressione politica.

Il ritorno anticipato dei gemelli di Ueno

Sebbene la scadenza naturale del prestito fosse fissata per il febbraio 2026, il governo metropolitano di Tokyo ha ufficializzato che i due esemplari saranno restituiti in anticipo su richiesta di Pechino. L’ultimo giorno utile per il pubblico giapponese per salutare i propri beniamini è stato fissato al 25 gennaio 2026.​

Questo rimpatrio forzato segue l’addio, già avvenuto nel 2024, dei genitori Ri Ri e Shin Shin, lasciando il Paese del Sol Levante completamente orfano della specie simbolo del Catai. La fine di questa presenza non è solo un danno per il turismo e l’indotto economico del distretto di Ueno, ma rappresenta la certificazione del fallimento della cosiddetta “diplomazia del panda”, il soft power con cui la Cina ha gestito per decenni i propri rapporti internazionali con i vicini asiatici.

La conservazione delle specie come ostaggio geopolitico

La conservazione della specie c’entra ben poco con la scelta di Pechino di non rinnovare gli accordi e di accelerare i rimpatri: la vera ragione sono le tensioni geopolitiche sulla questione di Taiwan, alimentate da un irrigidimento delle posizioni di Tokyo nell’ultimo mese e mezzo.

A innescare l’ultima crisi sono state le dichiarazioni della premier giapponese Sanae Takaichi, che ha definito un’eventuale crisi nello Stretto di Taiwan come una “minaccia esistenziale” per il Giappone, prospettando un intervento militare congiunto con gli Stati Uniti guidati da Donald Trump. Questa postura, unita alle esercitazioni navali congiunte tra Cina e Russia nel Mar del Giappone avvenute nell’estate di quest’anno, ha trasformato i panda da icone di amicizia a veri e propri ostaggi della geopolitica.

Nuovi rischi per gli animali​

Il rimpatri anticipato dei gemelli Lei Lei e Xiao Xiao dimostra come le tensioni internazionali possano ostacolare la salvaguardia della biodiversità. Infatti, sebbene i prestiti di panda nascano ufficialmente come “progetti di ricerca congiunti”, la loro gestione segue logiche di Stato che spesso scavalcano le necessità biologiche degli animali. Quando i canali diplomatici si chiudono, vacillano anche gli accordi per lo scambio di dati scientifici e per il mantenimento della diversità genetica, aumentando la fragilità di specie che sono già in pericolo.

La conservazione diventa così uno strumento di negoziazione: Pechino detiene il controllo totale sulla popolazione dei panda a livello globale e l’interruzione di queste collaborazioni rischia di trasformare un successo ecologico in un vuoto di competenze e risorse per gli zoo ospitanti.

La fine di un’era e l’incognita del futuro

Dal 1972, anno della normalizzazione dei rapporti tra i due Stati, i panda erano sempre stati presenti sul suolo nipponico. Da gennaio, la loro assenza totale segnerà una cesura storica. Pechino ha dimostrato di voler utilizzare ogni leva a propria disposizione, inclusa quella ambientale e culturale, per punire l’allineamento sempre più marcato del Giappone alla strategia americana.

Senza nuovi accordi all’orizzonte, lo zoo di Ueno e gli altri parchi del Paese (come Adventure World a Wakayama) dovranno affrontare una drastica riduzione dei visitatori. Eppure, il costo più alto rischia di essere quello simbolico dove i gesti di cortesia vengono sostituiti da dazi, manovre navali e prestiti negati.

L’addio dei cittadini giapponesi tra le lacrime

In Giappone, la notizia della partenza anticipata dei panda in terra cinese ha provocato un’ondata di commozione collettiva che ha travolto lo zoo di Ueno. Migliaia di visitatori si sono messi in fila fin dalle prime luci dell’alba, stando in attesa ore per un ultimo brevissimo sguardo ai gemelli Xiao Xiao e Lei Lei. Molti cittadini parlano di un vero e proprio “dovere affettivo” nei confronti di animali percepiti come membri della comunità locale e simboli di una pace che sembra svanire sotto il peso dei conflitti geopolitici. Nei negozi di souvenir, gli scaffali sono stati letteralmente svuotati dai giapponesi, a dimostrazione di una partecipazione popolare che vive il rimpatrio non come una procedura tecnica, ma come un doloroso addio a un legame che dura da oltre mezzo secolo. Il rischio è che a finire in via d’estinzione, questa volta, sia la pace.

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