Il mondo dei content creator, quei protagonisti digitali che dominano le piattaforme sociali, è ormai una realtà consolidata nel panorama economico. Eppure, mentre la creatività esplode in milioni di contenuti condivisi online, la struttura giuridica e previdenziale che deve supportare questo fenomeno è stata a lungo in attesa di regole precise. Finalmente, con la Circolare n. 44/2025, l’Inps ha ufficialmente delineato l’inquadramento previdenziale dei creatori digitali, una categoria professionale sempre più rilevante nell’economia digitale. Questa normativa non arriva inaspettata, ma rappresenta un’evoluzione necessaria per dare ordine a un settore che, negli ultimi anni, ha registrato una crescita esponenziale. Influencer, youtuber, streamer, blogger, podcaster e gamer professionisti rientrano ora in un quadro normativo più chiaro, con obblighi contributivi precisi che mirano a garantire una concorrenza più equa e un riconoscimento formale della professione.
Nel dettaglio, la normativa distingue tra diverse categorie di creator, in base alle modalità di monetizzazione e alla struttura organizzativa del loro lavoro:
- per chi opera in forma autonoma e supera i 5.000 euro di reddito annuo, scatta l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata Inps e l’apertura della Partita Iva con il nuovo codice Ateco 73.11.03, specifico per le attività di influencer marketing e content creation;
- chi invece lavora su commissione per aziende o agenzie pubblicitarie vedrà applicata la contribuzione al Fondo Pensioni Lavoratori dello Spettacolo, con oneri previdenziali a carico del committente;
- per i creator che operano attraverso società di capitali, come srl o srls, la normativa non introduce obblighi diretti come persone fisiche, lasciando che la contribuzione segua le regole aziendali.
Questa distinzione segna un cambiamento significativo per il settore, portando maggiore chiarezza e formalizzazione, ma anche nuovi costi e responsabilità.
Nuovi obblighi e nuove opportunità
L’adeguamento al nuovo sistema previdenziale comporta una serie di implicazioni pratiche per i creator. L’obbligo di Partita Iva e l’iscrizione alla gestione separata significano, per molti, un aumento della burocrazia e dei costi di gestione, ma allo stesso tempo garantiscono tutele previdenziali e un inquadramento chiaro della loro attività. La regolamentazione incide anche sulla trasparenza del mercato: con la tracciabilità delle entrate e il pagamento regolare dei contributi, si riducono le aree grigie che in passato hanno caratterizzato il settore. Inoltre, l’applicazione del Fondo Pensioni Lavoratori dello Spettacolo per chi lavora con brand o agenzie pubblicitarie introduce una tutela previdenziale finora assente, riconoscendo di fatto l’attività creativa come una professione dello spettacolo e della comunicazione.
Un aspetto fondamentale della normativa è la definizione della creazione di contenuti digitali come un’attività strutturata e professionale. Si tratta di una produzione di contenuti scritti, video, audio o immagini destinati alla diffusione su piattaforme digitali e social. Il sistema di monetizzazione varia da creator a creator: alcuni ricevono compensi direttamente dalle piattaforme, attraverso la ripartizione dei ricavi pubblicitari, altri guadagnano tramite sponsorizzazioni, donazioni degli utenti o vendite di prodotti. Questo mosaico di modelli di business ha portato l’Inps a introdurre una regolamentazione flessibile, in grado di adattarsi alle diverse forme di guadagno.
Il ruolo delle agenzie e le nuove dinamiche contrattuali
Un’altra novità di rilievo riguarda il ruolo delle agenzie intermediarie. Il rapporto tra brand, media agency, talent agency e content creator assume diverse configurazioni contrattuali, che ora trovano un inquadramento più preciso. Le media agency, ad esempio, si occupano della selezione del creator più adatto a promuovere un determinato prodotto, mentre le talent agency gestiscono la carriera dei content creator, negoziando contratti e strategie di crescita. In alcuni casi, il brand stipula direttamente il contratto con il creator, mentre in altri è l’agenzia a gestire l’intero processo, ricevendo i pagamenti e redistribuendoli ai talenti coinvolti.
Questa regolamentazione introduce un ulteriore livello di trasparenza nei rapporti contrattuali, tutelando sia i creator che i committenti. Il riconoscimento formale del ruolo delle agenzie potrebbe inoltre incentivare la professionalizzazione del settore, con un maggiore ricorso a contratti standardizzati e a un equo riconoscimento economico per il lavoro svolto. Non mancano, tuttavia, le sfide: la nuova normativa potrebbe aumentare la pressione fiscale e contributiva su un settore che, fino a oggi, ha operato in una zona grigia, con molti professionisti che preferivano evitare la formalizzazione del proprio status per ridurre gli oneri amministrativi.