Trenitalia è la miglior compagnia ferroviaria d’Europa (ma i problemi del trasporto pubblico italiano restano)

Rapporto qualità-prezzo, esperienza di viaggio e prenotazione online: la compagnia italiana spodesta l’elvetica SBB
13 Dicembre 2024
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Trenitalia Canva
Un treno di Trenitalia in stazione_Canva

Nonostante le proverbiali lamentele di chi vive nel Belpaese, Trenitalia è stata riconosciuta come la migliore compagnia ferroviaria d’Europa, scalzando l’elvetica SBB che perde la testa della classifica e scivola al secondo posto.

A stabilirlo è il report annuale 2024 di Transport and Environment (T&E), la più importante organizzazione europea per il rating di sostenibilità e qualità dei trasporti. Nella classifica di T&E, Trenitalia ha ottenuto un punteggio finale di 7.7 su 10, soprattutto grazie a tre punti di forza: l’eccellente rapporto qualità-prezzo, l’esperienza di viaggio e l’efficienza della prenotazione online, rapida e intuitiva anche per le persone più anziane o comunque non a proprio agio con il mondo digitale. Nota negativa il trasporto delle biciclette, servizio in cui, sottolinea T&E, la compagnia italiana ha ampi margini di miglioramento.

Trenitalia primeggia, cosa valuta il report di T&E?

Il report analizza 27 compagnie ferroviarie in tutta Europa su otto criteri principali:

  • Prezzo dei biglietti, il parametro più importante;
  • Affidabilità del servizio;
  • Esperienza di prenotazione;
  • Confort dei passeggeri a bordo;
  • Servizi di trasporto per biciclette;
  • Offerte di treni notturni;
  • Politiche di rimborso;
  • Capacità di gestire itinerari di medio-lungo raggio.

Il primo posto di Trenitalia riflette la sua eccellenza complessiva, mentre altre compagnie hanno mostrato punti di forza più specifici. La compagnia svizzera SBB, seconda in classifica con un punteggio di 7.4, ha ottenuto valutazioni altissime per l’esperienza di viaggio e la prenotazione dei biglietti, ma è stata penalizzata dalla sua debole politica di rimborso.

La top 10 delle compagnie ferroviarie europee nel 2024

  1. Trenitalia (Italia) – Punteggio: 7.7
  2. SBB (Svizzera) – Punteggio: 7.4
  3. RegioJet (Repubblica Ceca) – Punteggio: 7.4
  4. ÖBB (Austria) – Punteggio: 7.3
  5. SNCF (Francia) – Punteggio: 7.1
  6. Thalys (internazionale) – Punteggio: 6.8
  7. Renfe (Spagna) – Punteggio: 6.5
  8. NS (Paesi Bassi) – Punteggio: 6.4
  9. LNER (Regno Unito) – Punteggio: 6.2
  10. MÁV-Start (Ungheria) – Punteggio: 5.9

In fondo alla classifica si trovano invece Hellenic Train (Grecia) ed Eurostar, penalizzate dai costi elevati e dalla scarsa affidabilità. Rispetto allo scorso anno, la Germania continua a soffrire con Deutsche Bahn (16° posto) nonostante la sua importanza strategica in Europa.

La situazione ferroviaria in Italia e in Europa

Nonostante il successo di Trenitalia, la situazione del trasporto ferroviario italiano resta critica rispetto alla media europea. In generale, nel Vecchio Continente il trasporto pubblico registra enormi differenze tra i vari Paesi. Mentre alcuni Stati come la Svizzera e i Paesi Bassi offrono una rete ferroviaria capillare e ben gestita, altri devono ancora fare i conti con ritardi, cancellazioni, scioperi e infrastrutture obsolete. In Italia, ad esempio, il divario tra le aree servite dall’Alta Velocità e quelle con collegamenti regionali è molto ampio.

In ambito europeo e di Unione europea, l’espansione delle tratte ferroviarie internazionali è una priorità perché rappresenta un’alternativa valida e sostenibile ai voli di breve durata, che Bruxelles vuole ridurre per contrastare il cambiamento climatico. Il report di T&E sottolinea l’importanza di incentivare ulteriori investimenti in infrastrutture ferroviarie e promuovere politiche più verdi. Compagnie come Trenitalia stanno dimostrando che migliorare l’efficienza e il comfort del trasporto ferroviario non è solo possibile, ma anche economicamente vantaggioso. La sfida è mantenere questi standard elevati, espandere i servizi e diventare un punto di riferimento per la mobilità sostenibile in tutta Europa.

La situazione (disastrosa) del trasporto pubblico in Italia

Chiaramente, il successo di Trenitalia non risolve gli annosi problemi del trasporto pubblico italiano che è tra i peggiori in Europa. Non a caso, l’Italia si conferma il Paese europeo con più auto per abitante, con le relative conseguenze sulla salute dell’ambiente e delle persone. E la situazione non sta migliorando: come riporta l’Istat, il numero di veicoli sta aumentando dell’1,3% all’anno anche perché le soluzioni più sostenibili non prendono piede.

Ogni mille abitanti, l’Italia conta 694 auto contro una media europea di 571. Questo perché, nonostante negli ultimi anni siano aumentate le ciclabili e in molte città siano state ristrette le carreggiate e adottati sistemi per scoraggiare l’uso dell’auto, al cittadino italiano serve ben altro per convertirsi a un diverso tipo di mobilità.

In primis, servirebbero dei mezzi presenti, affidabili ed efficaci, come evidenzia anche il rapporto di Legambiente “Pendolaria 2023”. Le infrastrutture per il trasporto ferroviario locale rimangono carenti, con treni spesso sovraffollati, obsoleti e soggetti a frequenti ritardi e un enorme gap tra Nord e Sud del Paese. A ciò si aggiunge un’insufficienza di investimenti nel trasporto elettrificato: mentre alcune città come Milano e Firenze hanno avviato progetti per migliorare la mobilità pubblica, altre realtà restano indietro. Questo non solo crea disuguaglianze territoriali, ma limita anche la possibilità di sfruttare il trasporto pubblico come strumento per ridurre le emissioni di gas serra.

La qualità dell’aria in Italia preoccupa i cittadini e le istituzioni europee tanto che, a marzo scorso, la Commissione europea ha inviato una lettera formale di messa in mora all’Italia per il persistente superamento dei limiti di inquinamento atmosferico. La direttiva europea sulla qualità dell’aria impone il rispetto di precisi limiti riguardanti la concentrazione di determinati inquinanti atmosferici, con particolare attenzione al PM10. In caso di superamento di tali limiti, gli Stati membri sono tenuti ad adottare misure immediate per ridurre al minimo il periodo di superamento delle soglie consentite.

Un altro elemento cruciale per la transizione ecologica è il passaggio ai veicoli elettrici, che ora è al centro di un dibattito molto acceso tra i Paesi Ue.

Sempre a marzo 2024, il presidente di Lebambiente, Stefano Ciafani, commentava così la situazione della mobilità italiana: non bisogna “fomentare polemiche inutili tirando fuori dati sbagliati o decontestualizzati. A inizio anno si è fatto un gran parlare della diminuzione delle auto elettriche vendute in Italia, ma la realtà era ben diversa. Tutti sapevano che i cittadini stavano aspettando che arrivassero gli incentivi del governo Meloni che sono arrivati e arriveranno tra marzo e aprile, eppure si è preferito montare la polemica e nutrire il complotto contro l’auto elettrica”.

Quest’anno, però, le vendite delle auto elettriche sono crollate non solo in Italia, ma in tutta Europa provocando una crisi dell’automotive senza precedenti. Mentre sempre più ditte chiudono gli stabilimenti e lasciano a casa migliaia di dipendenti, gli Stati chiedono a Bruxelles di rivedere il Regolamento Auto. Una richiesta respinta dalla vicepresidente esecutiva Teresa Ribera che ha ribadito lo stop alle auto termiche a partire dal 2035. Intervistato su Eurofocus, Giuseppe Corcione, Ceo di Reinova, ha elogiato la posizione dell’Unione europea: “Il problema non sono le norme green, ma il mancato adeguamento dell’offerta europea a una nuova concezione di veicolo”, ha spiegato Corcione secondo cui l’Ue non deve fare alcun passo indietro sul Regolamento Auto.

Per approfondire: Auto Ue, per Corcione la crisi è nel software: “Produciamo veicoli elettrificati scimmiottando quelli tradizionali”

Trasporto pubblico e riduzione delle emissioni

Accanto all’elettrificazione dei veicoli, il trasporto pubblico è un altro pilastro della mobilità green, nonché l’unica alternativa all’utilizzo dei mezzi privati.

Il settore dei trasporti rappresenta una delle principali fonti di emissioni di carbonio nel mondo, contribuendo al 25% delle emissioni globali di gas serra secondo l’International Energy Agency (Iea). Una rete di trasporto pubblico efficiente e sostenibile può ridurre le emissioni fino al 23%, come evidenziato da un caso di applicazione in Italia nella Penisola Sorrentina. Qui, l’introduzione di autobus ibridi alimentati da energia fotovoltaica ha ridotto drasticamente le emissioni, dimostrando il potenziale di interventi mirati nella mobilità locale​. Il trasporto pubblico efficiente è uno strumento chiave per abbattere non solo le emissioni dirette, ma anche quelle derivanti dalla congestione stradale.

La necessità di interventi strutturali

Affinché il trasporto pubblico possa diventare un pilastro della transizione ecologica, sono necessari interventi strutturali su più fronti. In primo luogo, una modernizzazione delle infrastrutture, accompagnata da incentivi per incoraggiare l’uso di mezzi pubblici anche nelle zone meno servite. In secondo luogo, una maggiore integrazione del trasporto pubblico con modalità di mobilità dolce, come il bike-sharing e il car-sharing elettrico, potrebbe amplificare i benefici ambientali.

A livello nazionale, il primato di Trenitalia può essere un buon punto di partenza. Di certo, non la stazione di arrivo.

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