Cambiano le regole per gli affitti brevi, ormai da mesi nel mirino di politica e comunità locali, che devono fare i conti con gli effetti dell’overtourism. A tracciare la nuova strada è il Viminale, con due principali novità: stop alla identificazione da remoto (self check-in check) e stop alle keybox dove vengono lasciate le chiavi per accedere alla struttura affittata.
A fine ottobre, alcuni residenti hanno sabotato i locker dei b&b nel centro di Roma in segno di protesta contro l’overtourism e il Giubileo 2025.
Al loro posto una scritta “se stai cercando i locker e non li trovi leggi qua sotto” con tanto di cappello alla Robin Hood e un messaggio chiaro: “Ci ribelliamo: rimuoviamo questi lucchetti per denunciare la svendita della città al turismo mordi e fuggi che aliena e lascia per strada le persone che la abitano”.
Ora i locker spariranno anche senza sabotaggio, stando alle disposizioni contenute nella circolare del capo della Polizia Vittorio Pisani.
Le nuove linee guida del Viminale
Nella lettera inviata alle prefetture si legge: “In un momento storico delicato a livello internazionale caratterizzato da eventi che a vario modo impongono un elevato livello di allerta, si conferma l’obbligo posto a carico dei gestori di strutture ricettive di ogni genere o tipologia di verificare l’identità degli ospiti mediante verifica de visu della corrispondenza tra persone alloggiate e documenti forniti, comunicandola alla questura territorialmente competente”.
L’overtourism non è l’unica ragione della stretta, anche il rischio di terrorismo ha spinto il Viminale a cambiare le regole sugli affitti brevi: a causa dell’intensificazione del “fenomeno delle locazioni brevi su tutto il territorio nazionale legate ai numerosi eventi politici, culturali e religiosi in programmazione nel Paese, anche in vista delle celebrazioni del Giubileo della Chiesa Cattolica previsto per la città di Roma a partire dal 24 dicembre 2024” e della “difficile situazione internazionale”, scrive Pisani, “emerge la necessità di attuare stringenti misure finalizzate a prevenire rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica in relazione all’eventuale alloggiamento di persone pericolose o legate ad organizzazioni criminali o terroristiche”, si legge ancora nelle indicazioni contenute nella circolare del capo della Polizia.
“Freno alla concorrenza sleale”
Le nuove linee guida sugli affitti brevi sono l’ennesima stretta sul sistema, che per molto tempo ha potuto muoversi all’interno di maglie normative e regolamentari molto larghe.
Soddisfatto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri: “La circolare ministeriale che chiarisce il divieto dei check-in a distanza, rendendo di fatto inutile il ricorso a lucchetti e cassettine che deturpano le nostre strade e impediscono controlli di sicurezza adeguati, è una buona notizia per tutti” ha commentato l’esponente Pd, che ha aggiunto: “È una decisione che auspicavo da tempo, che fa chiarezza e che garantisce una migliore prevenzione degli abusi, più efficaci controlli sugli accessi e un primo freno alla concorrenza sleale”.
Anche la ministra del Turismo Daniela Santanché ha elogiato la circolare del capo della polizia: “Apprezzo molto l’iniziativa del Viminale e sottolineo la piena e proficua collaborazione con il ministro Piantedosi. La nuova circolare del ministero dell’Interno sull’identificazione degli ospiti nelle strutture ricettive, infatti, è un passaggio essenziale per prevenire rischi e garantire un’esperienza turistica serena e positiva, sia ai visitatori che agli operatori. La cooperazione tra i nostri dicasteri – ha concluso la ministra – è fondamentale per creare un ambiente sicuro e accogliente per tutti, specie in vista di importantissimi eventi come il Giubileo 2025”.
Proprio dal prossimo anno, entrano in vigore nuove regole per gli immobili destinati agli affitti brevi, anche se i proprietari non sono ancora pronti ad affrontarle.
Affitti brevi e obbligo di registrazione
Ancora prima della circolare del Viminale, il ministero del Turismo ha fissato nuovi importanti obblighi per il settore. Dal 1° gennaio 2025 gli immobili destinati all’affitto a breve termine dovranno obbligatoriamente esporre il cosiddetto Cin o Codice identificativo nazionale, che è reperibile tramite la Banca Dati Strutture Ricettive (Bdsr), consultabile sul portale del Ministero.
Più in dettaglio, con l’arrivo del nuovo anno, chiunque conceda in locazione breve o per finalità turistiche un’unità immobiliare ad uso abitativo o una porzione di essa così come i titolari di una struttura turistico-ricettiva alberghiera o extralberghiera dovranno:
- allegare all’istanza per ottenere il Cin una dichiarazione sostituiva, attestante la sussistenza dei requisiti di sicurezza;
- esporre il Cin all’esterno dello stabile in cui è collocato l’immobile, assicurando il rispetto di eventuali vincoli urbanistici e paesaggistici;
- indicare il Cin ottenuto in ogni annuncio, a prescindere dalla piattaforma utilizzata.
Come spiegato dal Ministero, se una struttura è già obbligata a esporre un codice locale, dovrà comunque richiedere anche il Cin ed entrambi i codici dovranno essere visibili agli ospiti e nelle comunicazioni ufficiali.
I proprietari non sono pronti
Insomma, le novità sono molte, importanti e scattano tra meno di un mese. Eppure, molti proprietari ancora non sono pronti alla stretta sugli affitti brevi. Secondo l’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat, ben il 33% degli intervistati ha detto di non essere a conoscenza di quest’obbligo, dato corrispondente a quasi 230.000 proprietari.
Lo scarso adattamento alle nuove norme è la causa per cui la stretta sugli affitti brevi entrerà in vigore a gennaio 2025 e non è entrata in vigore a novembre scorso, come inizialmente previsto. L’indagine ha anche rilevato che a metà novembre il 44% dei proprietari che dovranno esporre il Cin non aveva ancora fatto richiesta per ottenerlo, mentre il 33% aveva domanda ma non lo ha ancora ricevuto. Insomma, solo 1 proprietario su 5 era pronto alle norme che sarebbero dovute entrare in vigore il mese scorso.
Guardando più da vicino chi non ha ancora richiesto il Cin, emerge che il 30% dei rispondenti ha dichiarato di avere intenzione di farlo a breve, mentre il 38% ha detto di volersi prima informare a riguardo e solo dopo prenderà una decisione in merito a ciò che farà dell’attività.
C’è chi rinuncerà all’attività locatizia, perché non più conveniente: il 9,3% dei proprietari, ovvero circa 30.000 persone, ha detto che smetterà l’attività perché ‘sta diventando troppo complicata’, percentuale che arriva a sfiorare il 14% tra i proprietari residenti al Sud e nelle Isole.
E c’è chi non rinuncerà all’attività locatizia, ma alla legge: il 6% del campione intervistato, ovvero 18.000 individui ha dichiarato che non richiederà il codice Cin ma continuerà comunque ad operare pur non rispettando la legge.
Per approfondire i dati dell’indagine: Affitti brevi, nuove norme dal 1° gennaio. Ma i proprietari sono pronti?