Stati Generali della Green Economy, previsto -55% di Co2 entro il 2030

Il futuro dell’acqua, insieme alla mobilità sostenibile e all’economia circolare restano le sfide dell’economia green italiana. Ronchi: “Il cambiamento climatico è la sfida da affrontare”
6 Novembre 2024
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L’Italia ha diminuito le emissioni di Co2 di oltre il 6% nel 2023. Se continua così è previsto possa raggiungere anche il calo del 55% entro il 2030. Questo è il quadro che è emerso nella Relazione sullo Stato della Green Economy, agli Stati Generali della Green Economy 2024, nell’ambito dell’evento Ecomondo, in corso a Rimini, promosso dal Consiglio Nazionale della Green Economy in
in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e il patrocinio della Commissione europea e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Prosegue, inoltre, la collaborazione con l’Ambasciata dei Paesi Bassi all’interno degli Stati Generali, con una sessione tematica dedicata al tema “il futuro dell’acqua”, che si svolgerà oggi 6 novembre, dalle 15.00 alle 17.00, presso la Ocean Arena.

“La Relazione sullo Stato della Green economy del 2024 – ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, che coordina il gruppo di esperti che curano il rapporto annuale- registra un aggravamento della crisi climatica, molto rapido in Italia, confermando che questo aggravamento resta la principale sfida che dobbiamo affrontare”.

Il futuro dell’acqua

Siccità e inondazioni improvvise mettono a rischio l’economia di molti Paesi e dell’Italia in primis. Nonostante la nostra nazione vanti una disponibilità di questa fonte, l’Italia resta il Paese europeo co il maggior numero di stress idrici e con i maggiori prelievi e perdite. Complice di questo fenomeno, la crescita della popolazione, l’inquinamento e il sovrasfruttamento, l’urbanizzazione e gli effetti del cambiamento climatico continua ad impattare notevolmente il futuro dell’acqua, il suo approvvigionamento e la sua qualità.

“L’innovazione nella gestione delle risorse idriche sarà quindi cruciale per il nostro futuro – scrivono in una nota congiunta con i Paesi Bassi -. La sessione vuole affrontare questi temi cruciali mettendo a confronto le migliori politiche e tecnologie dei Paesi Bassi, leader mondiali nel water management con quelle delle istituzioni e delle imprese italiane, impegnate in interventi concreti e azioni di miglioramento”.

Ma gli eventi di oggi e quelli che si sono tenuti nella giornata di ieri hanno sottolineato come non solo l’acqua e il suo futuro siano in pericolo, ma anche quali altre sfide dovrà affrontare la Green Economy italiana nei prossimi anni. Eccone alcune.

Disastri climatici

Gli eventi atmosferici “eccezionali” degli ultimi anni hanno posto in essere la realizzazione della crisi climatica che colpisce in modo particolare alcune regioni italiane. Con oltre 3.400 eventi meteorologici estremi nel 2023, alcuni configurati come veri e propri disastri climatici, la politica nazionale dovrà affrontare la minaccia con finanziamenti e misure adeguati. “Siamo in presenza di cambiamenti provocati dal riscaldamento globale, più volte descritti dalla scienza come una minaccia prioritaria per il benessere e l’economia di domani”, scrivono in una nota gli Stati Generali.

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Pubblicato da Stati Generali della Green Economy su Martedì 5 novembre 2024

Emissioni di gas serra

Dalla Relazione è emerso, inoltre, che le emissioni di gas serra sono diminuite di oltre 26 milioni di tonnellate, oltre il 6%, scendendo per la prima volta sotto la soglia dei 390 milioni di tonnellate. Si tratta della più grande riduzione delle emissioni di gas serra registrata in Italia dal 1990 ad oggi (escludendo il 2009, il 2013 e il 2020, tutti anni di importanti crisi economiche). “Mantenendo questo trend d l’Italia raggiungerebbe l’obiettivo del -55% al 2030”, scrivono i ricercatori nella Relazione.

Rinnovabili e fonti elettriche

Nel 2023 l’elettricità da fonte rinnovabile in Italia ha superato il 44% della produzione totale. “La nuova capacità di generazione è salita a circa 3 gigawatt nel 2022 e a quasi 6 gigawatt nel 2023. Nel primo semestre del 2024 è aumentata di 3.691 megawatt, +41% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – continua il report -. Un trend positivo per il fotovoltaico, ancora insufficiente per l’eolico. I dati preliminari per il 2023 vedono miglioramenti per le rinnovabili elettriche, nel 2023 per la prima volta sole e vento hanno generato oltre 50 TWh di energia elettrica, ossia un quinto della produzione nazionale di elettricità”.

Per raggiungere gli obiettivi europei al 2030 la potenza installata dei nuovi impianti dovrebbe aumentare a 11/12 gigawatt annui.

Nel 2023, inoltre, i consumi di energia in Italia sono calati di 4 Mtep: quelli di gas di ben 5,6 Mtep, di carbone di 2,2 Mtep e di prodotti petroliferi di 1 Mtep Gli edifici sono il settore più energivoro nel 2023 “con oltre il 40% della domanda nazionale di energia, anche se ha ridotto i propri consumi del 5,5% pari a -2,5 Mtep. I trasporti sono il secondo settore per consumi di energia, con il 35% del totale e sono l’unico settore in cui anche nel 2023 i consumi di energia sono aumentati: del 2,2%, pari a +0,7 Mtep. L’industria, col 21% dei consumi finali nazionali nel 2023, ha fatto registrare un taglio del 6% pari a 1,2 Mtep”, continuano agli Stati Generali della Green Economy.

Circolarità dell’economia

La produttività delle risorse in vista di una circolarità dell’economia, nel 2023 l’Italia ha generato 3,6 euro di Pil (il 62% in più rispetto alla media Ue), con Spagna e Francia che seguono con 3,1 euro di Pil per chilo di risorsa consumata e la Germania con 3 euro a chilo.

“L’Italia è leader europea – si legge – per il tasso di riciclo dei rifiuti (urbani e speciali): la percentuale di riciclo è stata del 72%, a fronte di una media europea del 58%”. La Germania si è classificata seconda ed è indietro rispetto all’Italia di circa 17 punti. Di buon livello è anche il tasso di utilizzo circolare dei materiali che, nel 2022, in Italia è stato del 18,7%, “di gran lunga migliore di quello medio europeo dell’11,7%, di poco inferiore a quello della Francia del 19,3%, secondo solamente a quello della Francia, al 19,3%, ma superiore di quello della Germania, al 12,8%, della Polonia all’8,4% e della Spagna del 7,1%”.

Continua il consumo di suolo: 19,4 ettari al giorno

Il problema maggiore, però, resta il consumo di suolo. Tra il 2021 e il 2022 il consumo netto di suolo in Italia è stato di 70,8 chilometri quadrati, pari a 19,4 ettari al giorno: il valore più elevato dal 2012, a fronte di una diminuzione della popolazione di circa 206 mila unità. “La superficie vegetata in percentuale della superficie urbanizzata, dal 2016 al 2022 nelle principali città italiane è pressoché invariata – spiegano -. L’incidenza della superficie verde direttamente fruibile dai cittadini, nel 2021, nei capoluoghi, era in media solo di 8,55 metri quadrati ogni 100 di superficie urbanizzata. Nonostante la crisi climatica porti anche periodi prolungati di siccità e una riduzione della disponibilità media annua di acqua: nel 2023 le perdite della rete sono state pari al 42,2 % a livello nazionale e al 50,5% nelle regioni del Sud”.

Cresce biologico e produzioni di qualità

La crisi climatica, poi, ha avuto un impatto sull’agricoltura generando un vero e proprio deficit della produzione e delle performance economiche della nostra agricoltura. L’agricoltura ha registrato nel 2023 una flessione della produzione del 2,5%, prolungando una tendenza negativa che va avanti ormai da 4 anni. La produzione di vino ha subito una riduzione in volume del 17,4 %, in particolare delle elevate temperature e della carenza di precipitazioni. Una significativa diminuzione (- 11,2 %) ha caratterizzato anche la produzione di tutte le principali colture di frutta per gli effetti di eventi climatici sfavorevoli. Si è ridotta anche la produzione di olio (- 3,0 % in volume).

A crescere, invece, è il biologico. Al 31 dicembre 2023 le superfici coltivate col metodo biologico sono aumentate del 4,5% (dell’86,5% negli ultimi 10 anni). Le coltivazioni biologiche corrispondono al 19,8% della Sau. L’Italia si conferma anche leader in Europa per numero di prodotti agricoli di qualità certificata Dop, Igp, Stg: nel 2023 sono 838 (326 nel comparto del Food e 527 in quello del Wine), pari al 27,1% del totale europeo.

Mobilità sostenibile

Ben 41 milioni di auto circolanti è il traguardo raggiunto nel 2023 in Italia, con 1,55 milioni di nuove immatricolazioni (+19%, – 18% sul 2019). L’Italia con 694 auto ogni 1.000 abitanti è il Paese europeo con più auto. La Francia ne ha 571, la Germania 585. Per stare nella media Ue di 560, dovremmo avere 8 milioni di auto in meno. “Ciononostante, l’industria automobilistica in Italia è in declino da anni: è scesa all’ottavo posto, molto dietro a Germania, Spagna, Repubblica Ceca, Francia, Slovacchia, ma anche al Regno Unito e alla Romania.

Nel 2023 sono state prodotte in Italia solo 541.000 auto e nel 2024 è previsto un forte calo. In Italia rimane molto bassa la quota di auto elettriche vendute nel 2023: scesa all’ 8,6%, dall’ 8,8% del 2022, 66.000 a batteria (BEV) e 69.000, plug-in. In Germania le auto elettriche sono il 25% delle nuove immatricolazioni nel 2023, in Francia il 26%, nel Regno Unito il 24%, in Norvegia il 90%, in Svezia il 60% e in Olanda il 45%. La media dell’UE è del 22%. Oltre alla crisi dell’auto tradizionale in Italia si sta perdendo anche l’occasione dello sviluppo dell’auto elettrica”, conclude il report.

“Alcune cose si stanno facendo – ha aggiunto Ronchi – e alcuni risultati ci sono: le emissioni di gas serra sono diminuite, le rinnovabili elettriche hanno ripreso a crescere e facciamo passi avanti anche nella circolarità della nostra economia. Ma ancora troppo poco, non solo perché la sfida è globale e di vasta portata, ma perché non remiamo insieme, tutti nella stessa direzione. Alcuni rallentano l’impegno in questo cambiamento per altri obiettivi e altre priorità, così il quadro complessivo della transizione ecologica, risulta variegato, con alti e bassi, con poco slancio, con difficoltà, al di sotto dei suoi potenziali”, ha concluso il presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile.

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