Il tennis in Arabia Saudita può promuovere la parità di genere e i diritti delle donne. Ne è convinta Jasmine Paolini, oro a Parigi 2024 nel doppio con Sara Errani: “Penso possa fare bene a questo Paese perché è una competizione femminile con le migliori donne del mondo a praticare questo sport. Lavoriamo tutte. Siamo tutte indipendenti”, ha dichiarato la tennista italiana in conferenza stampa pre Wta Finals 2024, iniziate sabato 2 novembre, a Riyad.
La tennista italiana ha sottolineato l’importanza di portare una competizione femminile di alto livello in Arabia Saudita, un Paese in cui la parità di genere è molto lontana, nonostante i piccoli progressi degli ultimi anni. Per la campionessa classe ’96, la partecipazione di atlete indipendenti e determinate come quelle in gara può rappresentare un potente messaggio di emancipazione, capace di ispirare e supportare il cammino verso l’uguaglianza di genere.
Diritti delle donne in Arabia Saudita
Anche per imbonirsi il mondo occidentale con cui fa diversi affari, negli ultimi anni, l’Arabia Saudita ha avviato delle riforme volte a migliorare la condizione femminile nel Paese, anche se si tratta di riforme molto limitate. Fino al 2017, le donne saudite non avevano il permesso di guidare, né potevano viaggiare all’estero senza il consenso di un tutore maschile, regola che il governo ha parzialmente allentato solo nel 2019.
Nonostante questi progressi, in Arabia Saudita le donne sono ancora fortemente discriminate. Secondo un report di Human Rights Watch, le donne saudite continuano a subire restrizioni in diversi aspetti della vita pubblica, dalle limitazioni nella scelta dell’abbigliamento a restrizioni di accesso a molte professioni e ruoli decisionali.
Uno degli esempi più recenti di riforma è l’apertura di alcune posizioni governative e professionali alle donne, che sono ora autorizzate a occupare ruoli in settori come quello sanitario e l’avvocatura, seppure con limitazioni. L’iniziativa Vision 2030, promossa dal principe ereditario Mohammed bin Salman, promette di migliorare ulteriormente i diritti delle donne come parte del programma di modernizzazione del Paese, ma l’implementazione di questi cambiamenti è ancora lenta e contrastata da profonde tradizioni religiose e culturali.
In questo contesto, eventi come le Wta Finals rappresentano un passo importante per mostrare le donne sotto una nuova luce e ispirare, o accelerare, il cambiamento.
Il ruolo dello sport nel promuovere la parità di genere
Lo sport è uno degli strumenti più potenti per promuovere la parità di genere e favorire l’emancipazione delle donne in società che tradizionalmente relegano il ruolo femminile a sfere domestiche. Grazie alla presenza globale e alla risonanza mediatica, eventi sportivi come le Wta Finals possono stimolare il cambiamento sociale, fornendo modelli di riferimento per giovani ragazze e supportando la crescita dell’autostima e della fiducia in sé stesse.
Un esempio notevole di questo impatto è quello del calcio femminile in Iran, dove le giocatrici hanno ispirato molte giovani ragazze a partecipare a sport in contesti che fino a poco tempo fa erano loro preclusi. Anche nel contesto olimpico, le atlete hanno più volte rappresentato le speranze di cambiamento per le donne, come accaduto alle Olimpiadi di Tokyo 2020, in cui diverse squadre femminili si sono battute per la parità salariale e il diritto alla maternità.
Un altro passo avanti è stato fatto con le Olimpiadi di Parigi 2024, le prime con una perfetta parità di genere tra i partecipanti. Poco prima, a metà giugno, lo sport aveva regalato un altro grande esempio di parità di genere, dando un calcio (è il caso di dire) alle discriminazioni salariali tra uomini e donne. I calciatori della Danimarca avevano infatti rifiutato l’aumento salariale proposto dalla federazione per solidarietà alle colleghe danesi donne, da sempre molto attive nella richiesta di un trattamento salariale equo tra uomini e donne. Eriksen e compagni non solo avevano rifiutato l’aumento, ma avevano anche accettato una riduzione della propria copertura assicurativa per aumentare le risorse economiche da destinare alle calciatrici danesi: “In Danimarca la Nazionale di calcio femminile ha firmato un accordo con la Federazione che le garantirà una compensazione equa con la squadra maschile”, scriveva Fifpro.
Il sindacato specificava: “In fase di definizione dei dettagli del contratto, che entrerà in vigore al termine degli Europei 2024 e avrà una durata quadriennale, i calciatori della Danimarca hanno accettato una riduzione della propria copertura assicurativa e hanno rifiutato un aumento salariale per poter ridistribuire equamente le risorse anche alla squadra femminile”. In sostanza, si è concordata una diminuzione del 15% della copertura assicurativa della squadra maschile, che è di gran lunga la più esosa. Questo taglio, infatti, ha consentito di aumentare la copertura assicurativa della selezione femminile del 50% e quella dell’Under 21 maschile di oltre il 40%.
Per approfondire: No dei giocatori della Danimarca all’aumento di stipendio, vogliono la parità con le calciatrici
Un torneo per ispirare il cambiamento
Non è dunque decontestualizzata la speranza di Jasmine Paolini che il tennis possa promuovere i diritti delle donne in Arabia Saudita e spingere le ragazze a sognare una carriera indipendente e gratificante anche nello sport. In questo senso, lo sport non solo accresce l’autonomia delle donne, ma permette loro di entrare in contatto con un pubblico più ampio, sfidando le norme culturali e sociali che limitano la loro partecipazione e visibilità.
La presenza delle migliori tenniste al mondo in Arabia Saudita, a detta della tennista italiana, non è solo un’opportunità sportiva, ma rappresenta una piattaforma per comunicare messaggi di empowerment e resilienza. Tornei importanti come le Wta Finals spingono anche alla promozione dello sport femminile in loco, come testimoniano le stesse parole dell’oro olimpico a Parigi 2024:
“Un paio di giorni fa ho parlato con alcune ragazze che stanno iniziando a giocare a tennis… Penso che questo torneo qui possa far bene alla questione dei diritti delle donne”.
La lotta per la parità di genere nel mondo, soprattutto in alcuni Paesi come l’Arabia Saudita, resta ancora lunga. Alle istituzioni e alle personalità di rilievo la responsabilità di andare oltre il singolo avvenimento e di conquistare l’obiettivo di una concreta parità di genere.
Game, set, match.