Vino, settore in difficoltà sulla sostenibilità. I dati Mediobanca

L’Italia è il primo esportatore di vino in quantità (21,4 milioni di ettolitri nel 2023) e il secondo per valore, dietro solo alla Francia
12 Giugno 2024
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Vino e sostenibilità

A che punto è il settore vinicolo in Italia? A fotografare la situazione attuale è l’Area Studi Mediobanca che ha pubblicato un’indagine sul settore, coinvolgendo 253 principali società di capitali italiane con fatturato 2022 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati per 11,8 miliardi di euro, pari all’88,4% del fatturato nazionale del settore. Lo studio comprende un focus sui vini Dop e Igp, sulle principali operazioni di M&A, cioè fusioni e acquisizioni, e sulla sostenibilità. Scopriamo cos’è emerso.

Il mercato del vino nel mondo

La produzione mondiale di vino è stimata in 237 milioni di ettolitri, nel 2023. In forte calo rispetto all’anno precedente con una decrescita del 9,6%. Il consumo mondiale è stato stimato pari a 221 milioni di ettolitri, cioè -2,6% rispetto al 2022. Una rimodulazione della domanda, nello specifico, ha causato un calo dei consumi del vino rosso. Complici di questo fenomeno anche un ricambio generazionale, il diffondersi di modelli salutistici e i cambiamenti climatici. I consumi del rosso sono passati da una quota del 51,3% medio nel periodo 2000-2004 al 48,3% del 2017-2021. In controtendenza i consumi di vini bianchi (dal 40% al 42,2% +2,2 punti) e quelli di rosé (dall’8,7% al 9,5%+0,8 punti).

Il successo delle imprese italiane

L’Italia segue la tendenza mondiale registrando -23,2% nella produzione rispetto al 2022 e -1,6% nei
consumi, con 37,4 litri pro-capite all’anno). In attivo per l’Italia il saldo commerciale: in 20 anni è cresciuto a un tasso medio annuo del 5,5%, passando da 2,5 miliardi di euro del 2003 ai 7,2 nel 2023. L’Italia è il primo esportatore di vino in quantità (21,4 milioni di ettolitri nel 2023) e il secondo per valore (7,7 miliardi di euro dietro solo agli 11,9 miliardi della Francia).

La leadership di vendite nel 2023 resta appannaggio del gruppo Cantine Riunite-GIV, con fatturato a 670,6 milioni di euro (-3,4% sul 2022). Al secondo posto si conferma il polo vinicolo Argea (449,5 milioni di euro, -1,2%), seguita da IWB con 429,1 milioni (-0,3% sul 2022). Fatturato 2023 superiore ai 400 milioni di euro anche per la cooperativa romagnola Caviro (423,1 milioni) in progresso dell’1,4% sul 2022.

Sette società rilevano ricavi compresi tra i 200 e 300 milioni di euro: la cooperativa trentina Cavit (fatturato 2023 pari a 267,1 milioni di euro, in aumento dello 0,9% sul 2022), la veneta Santa Margherita (255,4 milioni di euro, -2%), la toscana Antinori (250,3 milioni di euro, +1,9%), La Marca, specializzata nella produzione di spumanti, con fatturato 2023 pari 225,8 milioni di euro (-4%), la piemontese Fratelli Martini (219,6 milioni, +1,1%), la trentina Mezzacorona (217,7 milioni, +2%) e il Gruppo Collis che, ampliando il proprio perimetro, ha raggiunto 209,4 milioni di euro, (+64,8% sul 2022).

Osservando la redditività (rapporto tra risultato netto e fatturato), il 2023 vede in testa la toscana Frescobaldi (29%) seguita dalla veneta Santa Margherita (18,5%). Chiude il podio Antinori con un utile su fatturato del 17%, in aumento di 2,6 punti percentuali sul 2022. Alcune aziende hanno una quota di export molto elevata, in alcuni casi quasi totalitaria: Fantini Group tocca il 96,4%, Ruffino il 91,1%, Argea l’89,9%.

Imprese familiari in difficoltà sulla Sostenibilità

Al controllo familiare spetta il 64,8% del patrimonio netto, quota che sale all’81,4% se si considerano anche le cooperative. Gli investitori finanziari partecipano al 10,9% dei mezzi propri: le banche e assicurazioni (5,2%) sono assenti nelle imprese più piccole, mentre i fondi di private equity (4,1% del patrimonio netto) partecipano nei capitali delle principali imprese vinicole indipendentemente dalla loro dimensione. Al diminuire della dimensione cala anche l’incidenza di possesso non italiano, pari al 7,6% dei mezzi propri. Trascurabile il rapporto con i mercati finanziari: solo due società sono quotate all’AIM dal 2015 (Masi Agricola e IWB).

La sostenibilità, però, è da migliorare. Nel report, infatti, si legge che “solo il 34,9% delle maggiori imprese vinicole italiane redige un Bilancio di Sostenibilità (38,6% i produttori con più di 50 milioni di fatturato). Le principali motivazioni sono: la complessità del processo di validazione o consuntivazione (per il 26,8% delle imprese), mancanza di benchmark o best practice di riferimento (14,3%) la difficoltà a coinvolgere le funzioni aziendali rilevanti e carenza di competenze specifiche (10,7%)”.

I vini Doc e Docg

La vera carta d’identità del vino nazionale è quel 47,7% di Dop (Doc e Docg), in aumento dal 38,5% del 2013. Calano i vini Igp dal 35% del 2023 al 27% del 2023, avvicinandosi ai vini da tavola (25,3% nel 2023). Il Piemonte con 19 Docge 41 Doc , la Toscana (11 Docg, 41 Doc e 6 Igt) e il Veneto (14 Docg, 29 Doc e 10 Igt) si classificano sul podio. In Toscana si concentra il 39,3% della produzione di vini Dop; in Piemonte il 94,6% della produzione regionale è Dop.

Complessivamente, il valore delle Dop e Igt imbottigliate è pari a 4,3 miliardi di euro in Veneto, seguito dal Piemonte con 1,4 miliardi e dalla Toscana con 1,2 miliardi. Le eccellenze regionali spingono i bilanci delle aziende: alle aziende toscane tocca il più alto Ebit margin, cioè il ritorno sulle vendite (16,5%), e il miglior Roi (6,3%), Veneto e Piemonte in seconda posizione (entrambe 6,1%). In Toscana anche la maggiore solidità finanziaria, con i debiti finanziari pari ad appena il 18,4% del capitale investito. Grandi esportatori i produttori piemontesi (64,5% del fatturato) e toscani (60,6%). Nel 2023 l’export ha trainato la crescita delle imprese friulane (+6,1% le vendite complessive e +22,3% oltreconfine), lombarde (+4,4%; +7,4%) e dell’Emilia-Romagna (+1,6%; +8,6%).

Ottimismo per il 2024 per l’Emilia-Romagna (+4,6%), Puglia (+4,3%) e Piemonte (+4,2%).

Bilanci e previsioni future

I produttori, riporta il report Mediobanca, si attendono, per quest’anno, una crescita delle vendite complessive del +2,6%, +3% l’export. E lo stesso vale anche per l’ottimismo manifestato nei confronti delle bollicine con un +3,7% per i ricavi complessivi soprattutto oltre confine (+6,8% l’export), mentre i vini fermi si aspettano un +2,3% (+2,2% l’export).

Il 2023 dei maggiori produttori italiani di vino ha chiuso senza variazioni significative (-0,2% sul 2022) con un leggero peggioramento sul mercato interno (-0,7%) rispetto a quello estero (+0,3%). Spiccano le buone performance oltreconfine dei vini frizzanti (+2,5%).

L’Ebit margin ha riportato un aumento dell’1,4% sul 2022, il rapporto tra il risultato netto e il fatturato del 4,2%. Nel 2023, in diminuzione del 4,5% i quantitativi venduti su tutti i canali. L’inflazione ha eroso il potere di acquisto delle famiglie penalizzando i vini di fascia intermedia (-10,1% sul 2022) a conferma di una maggiore polarizzazione del mercato. In leggero calo i vini di fascia bassa (- 1,7%, con una market share del 44,2%). Mercato sempre più premium (+12,7% i vini di fascia molto alta sul 2022; market share del 18,6%) e sostenibile (+1,4% i vini biologici, 5,4% di market share; +9,6% i vini vegani, 2,7% market share, +1,8% i vini naturali, m.s. dell’1%).

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