Come le foreste urbane stanno cambiando il futuro di Bangkok

Tra monsoni, innalzamento dei mari e alluvioni, la capitale della Thailandia sprofonda di 2 cm ogni anno. I parchi urbani possono essere la soluzione 'verde'
11 Ottobre 2024
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Bangkok

Affidarsi alle ‘foreste urbane’ per combattere le alluvioni. È la via che sta perseguendo Bangkok, capitale della Thailandia, consapevole che il cambiamento climatico non (ci) perdona e che toccherà sempre più farci i conti. Il che significa anche, e soprattutto, agire sulla prevenzione. La città lo sa bene, essendo soggetta a fenomeni alluvionali importanti e a un innalzamento dei mari che la sta facendo sprofondare fino a 2 cm ogni anno. Secondo la Banca Mondiale, il 40% di Bangkok potrebbe finire sott’acqua entro il 2030.

Per capire i problemi che sta affrontando la città, comuni peraltro alla zona del Sud-Est asiatico, basti pensare che la sua altitudine media è di 1,5 metri. Tra monsoni e infrastrutture di drenaggio inadeguate, i suoi oltre 10,5 milioni di abitanti sono regolarmente a rischio di perdere la casa e la vita.

Una cosa sembra essere ormai chiara: con la crisi climatica occorre imparare a conviverci, e soprattutto prevenire il disastro. Ecco perché la città si sta affidando alla natura per ‘combattere’ la natura e ha trovato una soluzione sostenibile nella creazione di foreste urbane.

Dunque, molti architetti e ‘landscape designer’ anche internazionali stanno lavorando per aumentare la capacità di adattamento della città: dai tetti verdi alla gestione efficiente dell’acqua, dall’implementazione dell’agricoltura alla creazione di zone umide nelle aree più dense, le foreste urbane stanno diventando chiave dell’azione di mitigazione del rischio idrogeologico urbano (e non).

Lo spettacolare parco forestale di Benjakitti

Il più spettacolare di questi progetti è il parco forestale di Benjakitti, aperto lo scorso giugno nel distretto di Khlong Toei. Esteso su un’area di 41 ettari, funge da spugna durante la stagione dei monsoni per poi rilasciare l’acqua nella stagione secca, ed è talmente bello da essere già diventato un simbolo della città.

Sono stati gli studi Turenscape e Arsomslip Community and Environment Architect a trasformare l’area dove sorgeva un’ex fabbrica di tabacco in un parco forestale a bassa manutenzione, che regolamenta le acque piovane e ne riduce la forza distruttiva, pulisce le acque inquinate del canale Phai Sing To e fornisce un habitat per la fauna selvatica. Il parco è anche un grande spazio pubblico e un polmone verde.

In poche parole è stato concepito come un’area in grado di fornire servizi ecosistemici alla città a 360 gradi. Scopriamolo più da vicino.

Un parco per la prevenzione delle inondazioni

Il parco è stato progettato per mitigare le inondazioni attraverso la creazione di tre zone umide artificiali disseminate da centinaia di mini-isole alberate. Queste zone, realizzate con tecniche di ‘cut and fill (taglio e riempimento)’, consentono di trattenere fino a 200mila metri cubi di acqua piovana durante la stagione dei monsoni, per poi rilasciarla nella stagione secca. La terra impermeabile e cementificata è stata trasformata in un paesaggio spugnoso e poroso, capace di trattenere l’acqua invece di farla scivolare via finché crea dei veri e propri fiumi lungo le strade.

Filtrazione e depurazione dell’acqua

Ognuna delle tre principali zone umide ha due livelli: una costa poco profonda e terrazzata e un’area di base più profonda. Il litorale terrazzato è collegato a una zona umida lineare lungo i confini nord e ovest del parco che filtra le acque inquinate del canale Phai Sing To, contaminato da deflussi urbani e fognari. Ogni giorno, grazie alle piante il sistema riesce a migliorare la qualità di circa 8.152 metri cubi di acqua.

Una casa per la fauna e la flora

Ancora: il parco favorisce la biodiversità grazie alla creazione di habitat diversificati che ospitano specie autoctone di flora e fauna. Gli alberi preesistenti sono stati mantenuti, e nuove piante sono state introdotte. La vegetazione è a bassa manutenzione e si auto-regola, permettendo la crescita spontanea di specie vegetali che man mano arricchiranno l’ecosistema.

Uso sostenibile e riciclo dei materiali

Il progetto ha utilizzato tecniche di riciclo e riutilizzo per minimizzare l’impatto ambientale e i costi. Gli edifici della vecchia fabbrica di tabacco sono stati riadattati per ospitare un centro sportivo e un museo, mentre il calcestruzzo proveniente dalla demolizione è stato impiegato come base per le fondazioni e la pavimentazione.

Fruizione immersiva pubblica

Il secondo aspetto fondamentale del progetto è stato quello di creare un posto a misura d’uomo, utilizzabile dai cittadini. Ecco quindi che laddove prima passavano camion, ora ci sono aiuole, piste ciclabili e percorsi pedonali che restituiscono ai cittadini la fruibilità dell’area.

Molteplici passerelle sono state progettate lungo il bordo delle zone umide poco profonde in modo da regalare si visitatori un’esperienza immersiva della natura urbana. Una skywalk si muove tra gli alberi.
Proprio per rendere il parco attraente per le persone, i due studi progettisti hanno piantato alberi, mantenuto la vegetazione esistente – come l’albero della pioggia, l’albero del bo e il khee lek – e realizzato il tutto in modo da creare una vegetazione rigogliosa.

Risultato: le inondazioni estive hanno colpito gran parte di Bangkok ma non il parco e i suoi immediati dintorni; la palude lineare filtra acqua a sufficienza per alimentare il parco durante la stagione secca; novantuno specie di uccelli sono state avvistate nel parco, contribuendo a ripopolare l’area; il parco attira migliaia di visitatori ogni giorno.

Gli altri progetti di Bangkok

A Bangkok, oltre al Benjakitti Forest Park, ci sono altri progetti forestali urbani già realizzati o in programma: basti pensare che la città intende realizzare 500 parchi entro il 2026.

Ad esempio, a dicembre aprirà il Great Memorial Park: intitolato a Sua Maestà il Re Bhumibol Adulyadej, sarà più grande di Central Park di New York e sarà caratterizzato da 4.500 alberi, una pianura alluvionale e una diga per rallentare il flusso d’acqua.

C’è poi l’innovativo Chulalongkorn University Centenary Park, che è stato costruito in pendenza di 3 gradi, in modo che quando i monsoni lo colpiscono l’acqua piovana scorre e si raccoglie nello stagno di ritenzione incorporato sul fondo, un serbatoio che può contenere quasi 4 milioni di litri di acqua. Il progetto segue il concetto ‘kaem ling’, una tecnica di gestione delle acque ideata dal defunto re Bhumibol Adulyadej secondo cui l’acqua piovana viene immagazzinata in serbatoi per un uso successivo, proprio come le scimmie immagazzinano il cibo nelle guance.

Un altro esempio importante è The Forestias, un progetto di sviluppo urbano che integra spazi residenziali e commerciali con una vasta area forestale centrale, progettata per promuovere la coesistenza tra l’uomo e la natura. Il progetto include esposizioni interattive, una passerella elevata tra gli alberi e un padiglione che sarà trasformato in un centro educativo.

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