Una pozione magica direbbe qualcuno. Un intruglio tra sacro e profano sosterrebbe qualcun altro, ma altro non è che l’acqua di San Giovanni. Oggi il Santo si festeggia in città italiane quali Firenze e un antico rituale contadino che si fa una sola notte all’anno ne sancisce la potenza.
La leggenda dell’acqua di San Giovanni è legata a un rito propiziatorio. Un buon augurio di fecondità e purificazione che risale a diverse credenze molto antiche e dal carattere popolare. Da una parte, la realizzazione dell’acqua di San Giovanni è legata all’atto del battesimo. A portarla nel cattolicesimo fu San Giovanni Battista, ma la verità è che l’immersione del corpo e del capo in questo tipo di mix purificatore risale a tempi pagani antecedenti. Scopriamo insieme come si prepara e perché è così importante.
Come si prepara e cosa simboleggia
Il rito dell’acqua di San Giovanni è legato a pratiche scaramantiche che i contadini mettevano in atto in campagna. Prendeva il nome di Lithia e aveva lo scopo di rendere il raccolto estivo rigoglioso, fertile e produttivo. Forti piogge o violenti venti, ma anche siccità: chi seguiva i passaggi e realizzava questo rito non aveva di questi problemi. Una specie di benedizione che avveniva la notte del solstizio d’estate e la cui potenza proteggeva la casa e il raccolto.
C’è chi l’ha soprannominata “la notte delle streghe” per le vibrazioni energetiche che emana, ma la giornata del 24 giugno altro non è che una delle più comuni tradizioni del nostro Paese. Nella notte degli Dei che precede questo giorno, chi intendeva svolgere il rito, doveva preparare l’acqua con seguendo alcuni semplici passaggi.
Gli utensili necessari sono una ciotola di vetro o rame, in alternativa va bene anche una brocca. L’acqua del rubinetto e un mix di erbe e fiori da raccogliere dopo il tramonto vanno uniti nel recipiente. Quest’ultimo va lasciato fuori casa affinché la Luna ne possa illuminare la brillantezza e la rugiada sia in grado di formarsi sulla superficie. All’alba, in un momento di raccoglimento e concentrazione, bisogna immergere mani e viso e bagnare la pelle mentre si recita la preghiera propiziatoria.
Dalla salvia alla malva, ma anche menta, rosmarino, lavanda, rosa, camomilla, papavero: va bene qualsiasi fiore o pianta si incontri nel momento del raccolto, purché ciò avvenga con cura e rispetto.
L’importanza del rituale
Il rituale si divide, infatti, nella prima fase nella quale si colgono le erbe e i fiori. Una seconda fase riguarda la fiducia che si ripone nei moti della Luna e della rugiada. E infine, la purificazione e rinascita che avviene lavandosi con l’intruglio realizzato, al mattino seguente. Secondo la tradizione, in questo momento avveniva l’atto di recitare una preghiera. Pare non ne esista una in particolare e che si sia credenti o meno, qualsiasi parola rivolta a se stessi o al dio nel quale si crede può andar bene.
Nel corso dei secoli si è tramandata questa usanza di generazioni in generazioni e oltre all’acqua venivano, durante queste feste, accessi fuochi e falò. Oggi, questi, si sono trasformati nei fuochi d’artificio sparati, la sera del 24 giugno, in alcune città, come Firenze che oggi celebrerà il suo santo patrono.